domenica 19 febbraio 2012

Dipende, io vulesse truva pace

la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura il pasto,
un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e’ risparmiato,
due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente,
e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua,
riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo,
accorrere a un grido,
chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord,
qual’è il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo,
la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare
e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.

-Dipende.
Chiedi a bimbo nero che non ha da mangiare
e fatti dire da lui.
Chiedi a chi ha solitudine dentro
e fatti dire da lui.
Chiedi a chi dentro vive l'inquietudine
e fatti dire da lui.
Chiedi al giovane che non vede futuro
e fatti dire da lui.
Chiedi al pescatore che non riesce a fare il pieno alla sua barca
e fatti dire da lui.
Chiedi alla madre che a Natale non può comprare il regalo a suo figlio
e fatti dire da lei.
Chiedi a chi vorrebbe esser considerato da chi prima di lui considera i valori.
Chiedi ad un padre che s'è visto portare via i figli da una moglie.
Chiedi ad una moglie che si ritrova sola a dover crescere dei figli.
Chiedi a Salvatore Toma,
chiedi a Pessoa,
chiedi a Bukowski
chiedi a Baudelaire,
chiedi a Corso,
chiedi alla Merini,
chiedi a Pasolini,
chiedi a Svevo,
chiedi a Pirandello,
sì chiedi anche a Pirandello
e come tutto è per lui cominciato,
chiedi a Sartre che ancora oggi ha tanto dirci,
chiedi a tanti altri.
Consideri valore tutte le ferite?
Chiedi a chi le ferite le ha.
Potrei continuare con questa liste per centinaia
e centinaia di pagine
e sempre dirti di chiedere a loro.
Basta che non chiedi a me
ti risponderei che sono stanco.
Chiedi a Madre Teresa
ti risponderà con i suoi occhi
con il suo sorriso

sabato 18 febbraio 2012

Lei sarà felice

-Da dove vieni?
-Dai vivi.
-Sì, questo lo so, tutti quelli che muoiono vengono dai vivi, da quale posto intendo.
-Ah! Scusa Dio, vengo dal Salento.
-Salento? Non mi ricordo di questo posto.
-In Italia, nel sud Italia.
-Ahhh! Dalla Terra quindi. Ok, allora devi andare al reparto 1115.
-Come? Scusa, ma qui ci sono anche quelli che vengono da altri posti?
Allora è vero che esistono gli extra-terrestri!
-Mi ero dimenticato che vuoi uomini vi mettete sempre al centro di tutto.
Mi chiedo dove ho sbagliato quando vi ho creato.
Ho proprio sbagliato tutto con voi,
considerate gli altri come esterni a voi e non con una loro peculiarità,
come se quelli del posto Hanj dicessero di voi gli extra-hanjani
e non quelli che vengono dalla terra.
Siete degli egocentrici.
Per millenni vi siete anche posti al centro dell'Universo
credendo che fosse l'Universo a girare intorno a voi.
Non capirò mai dove ho sbagliato quel giorno che decisi di crearvi.
Voi foste voluti da me per guadagnarvi il paradiso
con il sudore della fronte,
per darvi qualche sollievo vi avevo seminato
un po' di passioni, un po' di arte, un po' d'amore
e voi con queste piccole cose ci avete costruito castelli
non capendo che era solo sabbia.
Tu quale passione hai coltivato in vita tua?
-I culi!
-Che?! I culi?
Oh Dio mio di me che io!
Cosa ho fatto di male per meritarmi un uomo così!
-Guardi signor Dio che i culi non erano di sabbia.
-Lasciamo perdere che è meglio,
va' al reparto assegnatoti.
Ti avviso: non farti mai beccare con le angele dietro i muretti.
Se ti becco te ne farò pentire amaramente.
-Beh, no angele dietro i muretti no paradiso.
Quindi che ci starei a fare qui?
Mandami subito all'inferno.
-Eh no! Troppo facile.
Devo cambiarti,
se ti becco con le mani sui culi
ti farò soffrire come dico io.
-Più dell'inferno?
-Oh sì! Stanne certo.
Ho appena letto la tua scheda,
la tua pena sarà farti diventare ricchione.
-Guarda che io non ho nulla contro i ricchioni,
per me ognuno può vivere la sua natura liberamente,
non giudico dalle tendenze sessuali.
-Lo so, questo lo leggo sulla tua scheda, ma fammi finire.
Ti farò diventare ricchione
e ti farò mettere a pecorina dai mediocri
che ti inculeranno in eterno.
-No, questo no, ti prego Dio!
-E non solo questo!
Mentre i mediocri ridendo ti inculeranno
di fronte a te ci saranno le bizzoche nude
e che copiano e incollano poesie
e danzano con lo menne disfatte la danza del ventre,
e che ventre! Ventri tutti a ciambelloni.
E tu lì impotente inculato costretto anche a guardarti quello spettacolo.
-Quindi non ho scelta?
-No!
-Non rinuncio ai culi: me ne assumo la responsabilità.
Potrei accettare ad una sola condizione.
-Qui non si pongono condizioni: qui vige solo la legge dell'amore enorme.
Comunque, sentiamo.
-Io ti prometto che non andrò mai dietro i muretti con le angele
se tu mi prometti che l'angela mia non morirà mai,
che sarà sempre felice,
che vivrà in valli di fiori
e di fiumi
e di laghetti e ninfee,
che troverà un uomo che la ami enormemente,
che abbia dei figli belli come il sole
e sempre in salute.
Una sua sola lacrima toglierebbe il senso a tutti i paradisi che tu potresti darmi.
-Mi hai fottuto. Non posso negare che la condizione che poni è condizione
d'amore enorme.
Quello che mi chiedi però non sarà mai possibile,
tutto posso tranne che il dare la vita in eterno.
Se vuoi posso prometterti per lei
i fiori
le valli
i laghetti
le ninfee
l'uomo che l'ama
i figli sereni,
ma non altro.
-Ok, non la vita eterna ma una morte lontana negli anni e senza dolore,
promettimi questo per lei e fa' di me quello che vuoi.
-Vai al tuo reparto,
sta' sereno,
lei sarà felice.

giovedì 16 febbraio 2012

Vladimir Kush

Uno dei belli ancora vivi






Se hai sogni veri

Avere i sogni veri costa fatica,
chi ha i sogni veri deve mettere in conto che sarà solo,
verrà preso per folle,
è così che vanno le cose.
Milioni di persone che vanno dagli strizza cervelli
e che alla fine si convincono di essere loro i normali
dando del folle, del diverso a chi non ci è mai andato,
a chi non conosce l'alcool,
a chi non conosce i loro farmaci.
La sanità mentale è un'imperfezione”
diceva Bukowski,
oggi i normali,
quelli che cioè rientrano nella norma
sono quelli che vanno dai dottori del cervello,
oggi i normali sono gli imperfetti.
Gli imperfetti non hanno sogni
loro hanno solo dei piccoli bisogni
che confondo con i veri sogni.
Intanto hanno il bisogno di sicurezze,
e non riuscendo a trovarne in loro
cominciano a sognarle
a volte anche a cercarle nelle cose più squallide,
che ne so?
Tipo un rapporto sessuale cercato solo per aver conferma
di essere ancora desiderabili,
oggi tipo anche quelle bacheche virtuali
in attesa di un qualcuno che si accorga di loro,
cose del genere insomma.
Mancano di equilibrio le persone insicure,
stanno sempre lì che cascano
e che cercano di aggrapparsi a qualcosa.
Il loro nemico più grande è la solitudine,
la temono
come temono chi in solitudine riesce invece a vivere,
non capiscono come sia possibile
e arrivano a considerarli matti.
I normali in realtà sono i normalmente instabili
i normali temono i sogni.
I normali si assomigliano tutti tra di loro,
si assomigliano e si cercano anche,
per loro l'altro è solo chi è loro utile per dar loro sicurezze materiali.
Vedi che tra loro si innamorano, o fingono di innamorarsi per poi tradirsi,
alcuni si sposano anche tra di loro per poi tradirsi
e prendersi per culo per anni ed anni.
I normali non sanno amare,
lo dicono tanto per dire,
ma non sanno amare se non forse solo sé stessi.
Non hanno coraggio i normali.
Amare è avere coraggio.
Sognare è avere coraggio.
Mettersi in gioco e continuare a giocare
anche quando si prendono tante di quelle bastonate è avere coraggio.
Ripartire è avere coraggio.
I normali si arrendono ma non non vogliono riconoscere la sconfitta
e semmai cercano colpe da dare agli altri.
Bisogna star lontani dai normali
c'è molta instabilità nei normali
e se non te ne allontani ti tirano nelle loro stanze buie.
Se hai sogni veri devi mettere in conto che sarai solo
fin quando non incontrerai sulla tua strada
chi come te ha sogni veri,
e forse l'incontro non ci sarà mai
ma dovesse esserci,
beh,
allora sì che veramente avrai il cuore felice.


mercoledì 15 febbraio 2012

Il destino

I, pete regna per undas,
hausurum supplicia mediis scopulis et saepe vocaturum
nomime sculpta in cor.

martedì 14 febbraio 2012

Come stanno le cose?

L'italiano è una cosa complicatissima
e ci sono quelli che lo conoscono anche.
Io mi ci perdo nell'italiano.
Perfetti imperfetti,
maschili femminili,
singolari plurali,
cose che se già non ci metti la virgola in mezzo ti salta il cervello
perché diventa conflitto:
perfetti che sono imperfetti,
maschili che sono femminili,
singolari che sono plurali.
No, senza virgola è un casino:
perfetti, imperfetti,
maschili, femminili,
singolari, plurali.
Per esempio prendi gli zoccoli,
uno zoccolo è singolare di calzatura con suola di legno,
però anche un paio di zoccoli è singolare anche se sono due zoccoli.
Come sarebbe corretto dire?
“Io sono uno zoccolo” oppure “io sono due zoccoli”?
Io uno sono,
ma cosa sono?
Sono uno o sono due?
A me suona bene “io sono uno zoccolo”.
Già,
ora che ci penso dipende dal soggetto,
nel caso degli zoccoli il soggetto è “un paio”,
nel caso mio il soggetto sono “io”:
io sono uno zoccolo.
Maschili e femminili?
Beh,
lui è uno zoccolo
lei è una zoccola.
Ah però!
Comincia a piacermi l'italiano.
Dimenticavo perfetti imperfetti
ma quello lo siamo tutti.
Ma cosa voglio dire con questo discorso?
Boh?
Vedi,
io la notte mi sogno Dio,
ogni notte me lo sogno in modo diverso,
questa notte per esempio
c'era questo Dio enorme enorme,
più grande di Polifemo,
se ne stava seduto sul canyon,
aveva i capelli lunghissimi
e belli
e grigi,
si pettinava
mentre sulle, nelle rapide del fiume
barconi pieni di uomini venivano sballottati da tutte le parti,
ogni tanto Dio ripuliva il suo pettine ,
prendeva un capello
e come una specie di gioco con i topi
lo calava giù e caso salvava qualche uomo.
Stringi stringi Dio è un singolare maschile,
l'amore anche,
è sempre tipo zoccolo,
tipo il discorso dico:
zoccolo singolare maschile di due zoccoli.
In due però c'è di solito un lui ed una lei.
Beh,
lei è sola,
molto sola
questo va detto,
va detto anche che è abbastanza zoccola
e questo un po' la salva
ma solo un po'.
Il fatto è che le vie di mezzo
a lungo andare non soddisfano mai del tutto.
L'altra invece c'ha il cane
e le ricette in cucina,
è sola anche lei
ma lei messa ancora peggio
perché lei non è manco zoccola,
manco alla via di mezzo è arrivata,
c'ha il cane e le ricette in cucina.
L'altra ancora è quella più felice,
l'altra ancora è solo zoccola.
A tutte e tre però manca una cosa:
l'amore.
Ma l'amore va dove vuole o dove chi veramente lo vuole?
Che poi sai cos'è?
È che succede che il tempo passa
e il cane muore
e le ricette di cucina stufano se devi cucinare sempre e solo per te,
e ti rimangono solo
un paio che ci stanno
ma ormai con tette e peni a dindalò
qualche parente con la bombola d'ossigeno appresso
e i gatti che ti pisciano sul divano
e tu che a loro ci fai le carezze.
Neruda?
La Merini?
Coelho?
Sì vabbeh.
Moravia,
quello sì che ci ha almeno provato,
Hemingway anche ma senza riuscirci
e s'è spappolato il cervello.
È che noi a un certo punto ci dimentichiamo di una cosa,
ci dimentichiamo che anche quando il sole non è più sfolgorante
nel colmo orizzonte,
anche in quei momenti noi potremmo gettare se non tanto almeno un'ombra fiorita
se solo veramente sapessimo dire
“Oh! Amore mi hai rotto! Vieni da me!”
Senza amore diventiamo solo delle ingiallite foglie
che in balia del vento tormentosamente danzano e danzano
fino a toccare terra
fino a morire soli.
Però,
se non ricordo male,
Ulisse riusci a fregarlo quello enorme enorme di nome Polifemo,
Ulisse doveva tornare a casa dalla sua Penelope e nulla poteva fermarlo.
Così stanno le cose.

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